Se hai cliccato su questo articolo, devi esserti deciso/a a sapere di più sull’importante (ma anche notoriamente noioso) argomento degli spazi colore. Il tuo interesse potrebbe essere stato scaturito dal lancio degli ultimi smartphone, che vantano funzioni come il supporto per P3 wide color e HDR, o forse dalla consapevolezza che il monitor che usi da anni non è più adatto all’editing di foto. In ogni caso, questo articolo mira a spiegarti rapidamente alcuni dei termini più utilizzati, indicarti quali caratteristiche dovresti cercare, e qual è l’impatto che tutti questi fattori possono avere sul tuo flusso di lavoro.
Cos’è uno spazio colore?
Lo spazio colori (o gamut) è la gamma di colori che un dispositivo può rappresentare. Alcuni degli spazi colore più diffusi nell’industria creativa sono sRGB, Adobe RGB, e DCI-P3. Ognuno di questi nomi fa riferimento ad una diversa gamma cromatica adatta ad usi diversi. Alcuni spazi colore sono più ampi, altri meno, ma ognuno di essi supporta uno specifico tipo di colori, quindi è importante conoscere le caratteristiche principali di ciascun gamut, e sapere cosa puoi aspettarti se scegli l’opzione più adatta.
Ecco gli spazi colore nei quali ti capiterà di imbatterti più spesso.
sRGB:
Lo spazio colore “standard Red Green Blue” (standard rosso verde blu) è, probabilmente, il gamut più diffuso nei dispositivi elettronici moderni. sRGB è simile allo standard Rec.709, lo spazio colore usato per la televisione e il broadcasting dal quale deriva. sRGB è uno standard efficiente che copre buona parte di tutte le esigenze più comuni, ed è così diffuso da essere diventato lo spazio colore predefinito per il web e per la maggior parte delle foto scattate con delle fotocamere amatoriali. L’unico limite di questo gamut è rappresentato dal fatto che è, tecnicamente, il meno ampio degli spazi colore disponibili.
Adobe RGB:
Sviluppato da Adobe nel 1998, questo spazio colore è stato ottimizzato per la stampa, e copre perciò la maggior parte delle combinazioni possibili nei dispositivi di stampa CMYK. Paragonato a sRGB, Adobe RGB offre una maggiore copertura per le tonalità ciano-verde.
DCI-P3:
P3,un gamut wide-color pensato per i video, sta guadagnando una crescente popolarità, e ormai viene incluso anche negli smartphone e nei computer tutto-in-uno. La sua ampiezza è simile a quella di Adobe RGB (che è circa il 25% più ampio di sRGB), ma si espande di più nelle aree dei rossi e dei gialli, e meno in quella del ciano e del verde. P3 ha anche un ruolo importante nel definire se un display supporti l’HDR.
Rec.2020:
Uno spazio colore ultra-wide destinato agli schermi per il cinema e alle TV del futuro, ma che al momento è supportato solo da opzioni professionali di fascia alta. L’etichetta Ultra HD Premium richiede il supporto di questo standard, anche se basta poter garantire una copertura del 90% dello spazio colore P3. Anche se questo gamut diventerà una parte rilevante delle future tecnologie per gli schermi, al momento è necessario solo per le applicazioni professionali. È stato anche migliorato dal nuovo Rec.2100, che però offre praticamente la stessa copertura.
Perché gli spazi colore sono importanti?
La ragione più semplice per la quale i gamut sono importanti è il fatto che specificano agli utenti quanti colori possono essere visualizzati da un dispositivo. Uno spazio colori più ampio sarà in grado di rappresentare più colori di un gamut standard, rendendo i toni più vibranti e le immagini più realistiche. Lo spazio colore può anche aiutarti a vedere più precisamente come sarà il tuo output, sia esso una trasmissione, una stampa o un’immagine visualizzata tramite un proiettore cinematografico. Per fare esempio, un colorist che lavora ad un programma per la TV dovrebbe optare per un display Rec.709, che gli consentirebbe di vedere dei colori che corrispondono a quelli che la maggior parte delle TV possono mostrare, e che gli darebbe quindi la possibilità di regolare i colori in modo che le immagini abbiano l’aspetto desiderato. Un fotografo, d’altra parte, farebbe meglio a scegliere un monitor Adobe RGB, che riproduce dei colori più simili a quelli visibili sulla stampa finale.
E l’HDR?
La tecnologia High Dynamic Range, o HDR, è ancora una novità per il campo dei monitor per il computer, e ci vorrà un po’ perché si diffonda. I concetti di base che dovresti conoscere includono i termini “wide color” e luminanza. Cominciamo con “Wide color”, che vuole semplicemente dire che un display può mostrare più colori di uno schermo normale. Per fare ciò, in genere, è necessario un pannello a 10 bit e la capacità di riprodurre il 90% dello spazio colore P3, anche se alcuni produttori provano a cavarsela con 8-bit+FRC: quando vuoi acquistare un nuovo monitor o una nuova TV, controlla sempre le specifiche tecniche. Passando al ruolo giocato dalla luminanza nella tecnologia HDR, per molti standard avrai bisogno di uno schermo capace di raggiungere i 1000 nit (cd/m²) al picco di luminanza e i 0,05 nit per il livello del nero, oppure che sia in grado di raggiungere i 540 nit di luminanza, e di scendere a 0,0005 nit per il livello del nero. Perché due standard? Il motivo è legato alle diverse tecnologie: gli schermi a LED, in genere, possono essere più luminosi, ma non molto scuri, mentre i display OLED possono essere molto più scuri, ma non altrettanto luminosi. La cosa importante è che uno schermo sia in grado di mostrare una gamma di livelli di luminosità adatta alle immagini HDR, visto che la luminosità può essere piuttosto abbastanza relativa in pratica.
Al giorno d’oggi vengono sviluppati molti più standard e formati HDR, quindi fa’ attenzione ai nuovi standard che vengono lanciati e, se non riconosci qualcosa, fai le tue ricerche. Se vuoi ottenere sempre i migliori risultati, comunque, tieni sempre a mente questi due punti chiave.
Non dimenticarti di calibrare!
Potresti anche aver trovato il display perfetto con una copertura del 100% di tutti i gamut che ti servono, ma è tutto inutile se non calibri regolarmente il tuo monitor. Le calibrazioni preimpostate possono essere abbastanza buone e, di recente, i produttori sembrano aver alzato il tiro in questo ambito. In ogni caso, tutti i display cambieranno gradualmente con il tempo,e in modo quasi impercettibile. Questa tendenza può avere delle ripercussioni sulle tue immagini e, alla fine, potresti ritrovarti a chiederti perché le immagini che visualizzi sullo schermo non corrispondono più a quelle che stampi. Inoltre, se usi una TV come display secondario per i client o per testare le tue abilità con la correzione del colore in HDR, tieni a mente che questo tipo di schermo è stato calibrato dal produttore per dare alle immagini un bell’aspetto, e non per renderle più accurate. Quindi, per valutarne la qualità, è molto importante calibrare ogni schermo dopo averlo configurato.
Ricorda sempre di adattare la calibrazione del monitor al tuo flusso di lavoro corrente. Per fare un esempio, l’HP Z31x 31.1″ DreamColor Studio Display è un monitor a 10 bit che supporta il 100% degli spazi colore sRGB, Rec.709, e Adobe RGB, nonché il 99% del gamut DCI-P3 e l’80% di Rec.2020. Se il tuo scopo è la stampa, non avrebbe molto senso calibrarlo per il gamut P3. Se stai cercando di creare qualcosa per gli standard di broadcasting in Rec.709, usare Adobe RGB non ti sarebbe di alcuna utilità. Assicurati che il tuo display abbia le impostazioni di colore che meglio si adattano alle tue necessità.
Hai altre domande sui gamut, o su quale tipo di display dovresti inserire nel tuo flusso di lavoro? Faccelo sapere nei commenti.
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