Il primo monitor mainstream dell’azienda in più di un decennio di tempo è una bellezza da vedere e offre una qualità audio senza pari.
La strategia di lancio dei prodotti Apple negli ultimi anni è stata confusa e occasionalmente esasperante. Ad un certo punto il gigante di Cupertino ha intrapreso una campagna pubblicitaria molto aggressiva per cercare di conquistare afferrare il mercato dei professionisti. Per fare ciò ha lasciato indietro diversi dei suoi utenti consumer. L’azienda ha mostrato i suoi muscoli con prodotti ultra-premium ma decisamente costosi, prodotti come il Mac Pro e il Pro Display XDR. Il gap di prezzo tra questi prodotti e quelli consumer portava le persone a fare enormi sacrifici: chi cercava un desktop è rimasto unicamente con il minuscolo Mac mini mentre chi voleva evitare di spendere oltre 5.000 euro per il Pro Display XDR ha fatto allontanare le persone dai prodotti realizzati a Cupertino.
Quanto velocemente le cose possono cambiare.
Al suo evento “Peek Performance” Apple ha svelato il “Mac Studio”, un computer desktop che si inserisce bene tra il Mac mini e il Mac Pro; questo computer è stato presentato insieme al monitor Studio Display. Questo prodotto, che sto provando da circa una settimana, è una sorta di successore spirituale del Thunderbolt Display: uno dei miei monitor preferiti, lanciato sul mercato durante il corso del 2011 e discontinuato soltanto nel 2016. Presupposto questo bisogna dirlo: è il primo monitor che Apple vende da anni a meno di 5000 €.
- Luminoso
- Molto nitido
- Colori molto accurati
- Design elegante
- Altoparlanti potenti
- Nessun supporto HDR
- Limitato a 60Hz
- Il supporto regolabile in altezza costa un extra
- Presenta solo porte USB-C
- Un po’ caro
Anche se è molto più economico del Pro Display XDR, lo Studio Display non è affatto un’opzione economica in senso assoluto, arrivando a costare 1.600 euro per il modello con finitura lucida o 1.900 euro per il modello con la finitura in vetro nano tessuto. Chi desidera un supporto regolabile in altezza, inoltre, deve sapere che questo viene venduto separatamente per circa 400 euro in più (non mi è dato sapere se un supporto sia incluso, tendo a credere di si).
Questo mette lo Studio Display nella categoria premium per i consumatori mainstream mentre il modello XDR è pensato per i professionisti che hanno bisogno di calibrazioni colori perfette ed HDR. Il monitor potrebbe non avere la stessa qualità dell’immagine, chiaramente, ma è indubbio dire che lo Studio Display è, in molti modi, un monitor in grado di adattarsi meglio ai flussi di lavoro più tradizionali.
Gran parte del valore dello Studio Display non deriva dal pannello 5K da 27 pollici ma da ciò che è stato accompagnato a questo e che raramente si vede su altri monitor. Tra queste caratteristiche troviamo un sistema a sei altoparlanti, una webcam da 12 megapixel con center stage ed alcuni vantaggi software legati alla presenza di un processore A13 integrato nella scocca. Se dovessi lamentarmi parlerei del prezzo davvero elevato, dell’assenza di caratteristiche come HDR o ProMotion o anche dell’assenza del supporto regolabile in altezza (ne parlerò meglio fra un po ‘). Questo, in sostanza, è un pannello LCD standard ed ha quindi una qualità d’immagine massima che non è enorme se comparata a quella dei pannelli più avanzati.
Un design elegante con qualche rigidità di troppo
Volendo assomigliare dal punto di vista del design agli altri prodotti di Apple, Studio Display è dotato di un elegante supporto a forma di L fatto con un singolo pezzo di alluminio argentato simile a quello del Pro Display XDR. Questo supporto si collega al centro del monitor con un blocco sferico che funge da cerniera. Il retro del monitor è più convenzionale rispetto all’alloggiamento un po’ “a grattugia” del XDR: esso possiede solo un logo Apple sovradimensionato ad interrompere la superficie argentata liscia. Nella parte superiore ci sono dei fori per il sistema di ventilazione utilizzati come raffreddamento passivo; il pannello posteriore, durante i miei test, si è scaldato senza mai raggiungere temperature effettivamente preoccupanti. Ai lati del display sono presenti cornici relativamente strette che, però, lasciano abbastanza spazio per posizionare una webcam da 12MP.
Lo Studio Display non presenta, per motivi a noi misteriosi, un sistema per la regolazione dell’altezza. Per questo motivo, forse, è pagare 400 euro extra per acquistare un supporto completamente diverso direttamente da mamma Apple. Forse Apple stessa non ha inserito il supporto in questione nella confezione perché pensava che non tutti gli utenti ne dovessero avere bisogno; qualunque sia il caso siamo dell’idea che la presenza di un supporto regolabile in altezza dovrebbe essere una cosa obbligatoria a prescindere da quanto si paga. A peggiorare le cose c’è il fatto che, comprando il supporto esterno, non si hanno opzioni intercambiabili: il massimo che si può fare è inclinare lo schermo da -5 gradi a 25 gradi, un risultato che è abbastanza per una questione di usabilità ma che comunque un po’ delude. Detto questo, se, come me, avete bisogno di sgranchirvi le gambe e stare in piedi ogni tanto durante il lavoro, preparatevi a spendere qualcosina in più per scegliere un monitor con supporto VESA.
Lo Studio Display è un monitor plug-and-play. Questo significa che, per quanto mi sia lamentato del supporto, almeno esso viene fornito insieme al dispositivo (a differenza del Pro Display XDR); insieme ad esso è possibile trovare un cavo USB-C in nylon lungo un metro come valore aggiunto.
Il monitor è già assemblato nella sua totalità e non è richiesto alcun tipo di montaggio. Sul monitor non ci sono pulsanti, nemmeno uno e funziona interamente attraverso il software. Il monitor è in grado di capire quando viene inserito l’USB-C in un mac o in un PC e quindi finisce per accendersi automaticamente. Dal peso di circa 7.7 kg, il monitor risulta facile da trasportare e quindi è molto semplice riorganizzare lui e l’ufficio di cui fa parte.
Come quelli del Mac Studio, i cuscinetti di gomma dello Studio Display non sono riusciti a tenere il monitor piantato granché sulla mia scrivania di legno.
Il monitor si è mosso mentre cercavo di inserire o scollegare i cavi di input e output dal pannello posteriore. Parlando di porte il monitor è dotato di un ingresso Thunderbolt 3 con 96Wh di carica: un valore abbastanza elevato da riuscire a caricare tanto il MacBook Air M1 che tanti PC Windows tra quelli che sto testando. Le tre porte senza l’icona Lightning sono, invece, ingressi USB-C standard con velocità di trasferimento massima pari a 10Gb/s.
Questo è tutto, però. L’uscita video può essere ottenuta solo tramite USB-C: niente HDMI o DisplayPort. Oltre alle porte USB-C bisogna anche dire che il monitor non è minimamente in grado di migliorare il grado di connettività del computer desktop o del laptop; questo magari potrebbe non essere un problema per il Mac Studio o per gli ultimi modelli di MacBook Pro, ma avrei apprezzato assai la presenza di una porta USB Type-A per far contenti pure i dispositivi ultrasottili come il MacBook Air.
Un pannello splendido (nonostante alcune omissioni)
Il display Retina da 27 pollici, 5K (5120 x 2880 pixel) possiede tutte le qualità che posso cercare in un buon pannello. I testi sono nitidi, la grafica e le icone hanno colori ricchi e lo schermo è particolarmente luminoso. È legittimo pensare al fatto che questo schermo si fermi a 600 nits di luminosità rispetto ai 1600 dell’XDR Display, indubbiamente, ma è comunque importante dire che questo schermo risulta molto più luminoso della maggioranza della sua concorrenza ed è difficile pensare che qualcuno abbia effettivamente bisogno di andare oltre le capacità di questo schermo, a meno che non si ritrovi a lavorare in un ufficio incredibilmente luminoso. Ho tenuto lo schermo a circa l’85% di luminosità nel mio ufficio scarsamente illuminato; se questo fosse risultato più luminoso alla fine della fiera avrei dovuto strizzare gli occhi. Con il colorimetro ho cercato di registrare la luminosità al centro del pannello ottenendo 603 nits; facendo l’analisi ai bordi ho invece ottenuto un valore di 520 nits.
Apple ha fatto un buon lavoro di calibrazione con questo pannello, tanto il suo bilanciamento del bianco quanto i colori sono apparsi fin da subito abbastanza calibrati: è un monitor davvero piacevole da guardare. Ho diversi video a tema fauna selvatica con risoluzione 4K, gli stessi che avete visto sicuramente all’interno dei vari Unieuro o Expert ed ho notato tanto dettagli nitidi quanto colori vividi, un risultato fenomenale. L’angolo di visualizzazione, inoltre, mi è sembrato eccellente. Apple ha scelto la dimensione tipica del principio di goldilocks per questo prodotto, optando per 27 pollici: un valore adatto tanto al lavoro quanto al gioco.
Bisogna tenere a mente che questo monitor è è un pannello IPS standard: non ci sono gli stessi livelli di nero che si possono trovare su un OLED, ne è presente l’HDR per un maggiore contrasto. Ho affiancato allo studio display l’OLED dell’HP Spectre x360 16 e sono fin da subito rimasto incantato a guardare il portatile. I neri sul monitor Apple sembravano grigio scuro in confronto ed i colori sembrano vernice bagnata in confronto a quelli dello Spectre. Non userei lo Studio Display per videogiocare, considerando anche la sua misera frequenza di aggiornamento pari a 60Hz. Questo è lo standard per uno schermo di questa risoluzione ma una parte di me ha fortemente sperato che Apple trovasse un modo per aggiungere ProMotion.
Lo Studio Display supporta nove gradi di riferimento, tutti progettati per permettere agli utenti di scegliere profili colore specifici in baso a ciò che si deve fare. L’impostazione predefinita “Apple Display” copre la gamma di colori P3 e permette una luminosità di 600 nits. Questa modalità è la migliore per l’uso casalingo e da ufficio, specie con le operazioni quotidiane tipiche. C’è una modalità chiamata “Internet e Web” che usa lo standard sRGB ed è fissa a 64 lux mentre le altre modalità si possono leggere a questo link. Ciò che questi profili fanno è regolare il colore e la luminosità del monitor a seconda di ciò di cui si ha bisogno, perfetto per far si che artisti, fotografi, videomaker e simili abbiano il miglior ambiente possibile a seconda di ciò che stanno creando o modificando.
Pieno di funzioni extra
Incorporato nel monitor c’è un sistema da sei altoparlanti composto da quattro woofer e due tweeter. La qualità del suono è migliore di qualsiasi cosa io abbia mai sentito da un monitor. Ascoltando “Tangerine” di Tim Atlas, ad esempio, sono stato immediatamente colpito dalla profondità delle note basse. La gamma bassa, nello specifico, si fondeva con le voci vellutate e la base musicale, facendo però suonare i medi come leggermente gonfi. Limitazioni a parte non ho sentito il bisogno di acquistare in coppia un altoparlante Bluetooth o da scrivania: il display è in grado di avere un buon volume senza distorcere, grazie ai bassi profondi e alla possibilità di usare, grazie al Dolby Atmos, lo Spatial Audio per un buon livello di separazione dei suoni.
L’altra grande caratteristica incorporata nel monitor è la presenza di una webcam da 12 megapixel con un’apertura f/2.4 e un campo visivo ultra ampio di 122 gradi. Non è risultata essere eccezionale. Ho scattato un selfie usando alcune luci da studio che hanno riempito la stanza e la fotocamera ha catturato la mia carnagione rosea e la manica della mia t-shirt color tortora, mantenendo il viso uniformemente illuminato.
Purtroppo la pelle mi è sembrata un po’ troppo liscia e l’immagine è risultata piuttosto rumorosa, anche quando l’ho vista a risoluzione inferiore rispetto al mio Macbook Air. Userei nuovamente questa webcam al posto della mia Logitech C920 per delle chiamate Zoom; la qualità sarà pure inferiore ma non è abbastanza inferiore da farmi attaccare una webcam esterna al monitor. La webcam, inoltre, supporta anche Center Stage ovvero una funzione che fa ruotare l’inquadratura per mantenere l’utente e gli altri partecipanti alla chiamata all’interno del centro dell’inquadratura.
A permettere queste caratteristiche al monitor ci pensa il software comandato da un chip A13 Bionic, lo stesso presente negli iPhone 11. Grazie ad esso è possibile anche aggiungere Siri ai desktop di Apple, normalmente sprovvisti di assistente vocale. Vorrei davvero che che Apple avesse fatto di più per sfruttare un chip così potente al massimo, magari aggiungendo Face ID per un login istantaneo e sicuro o che avesse lottato un po’ per integrare nel prodotto la possibilità di usare Apple TV.
Dovreste comprare Studio Display?
Mi è piaciuto molto usare Studio Display nell’ultima settimana o giù di lì. Il pannello da 27 pollici con risoluzione 5K è nitido, luminoso e vivido; lo schermo è molto bello ed è associato ad una cornice dal design elegante. Possiede diverse caratteristiche assenti su praticamente tutti gli altri monitor, tra cui una webcam da 12MP e degli altoparlanti che sanno veramente il fatto loro. Tutto questo giustifica il prezzo a cui viene venduto? A mio parere pensare che questo monitor LCD non HDR con 60hz di refresh rate e un supporto rigido non modificabile venga venduto a 1600 euro è un po’ troppo.
C’è un però: lo Studio Display non ha molta concorrenza. Ci sono pochissimi monitor 5K sul mercato, e quelli che esistono sono o particolarmente grandi, particolarmente costosi o entrambe le cose. Facendo un passo indietro troviamo un monitor come l’Ultrasharp da 27 pollici di LG (un monitor che è scomparso dai negozi Apple, tra le altre cose) che costa circa 300 euro in meno dello studio display senza possederne la luminosità, il design o le caratteristiche. Se si ha il giusto budget, insomma, Studio Display è la scelta migliore che si possa fare.
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